Mamma e Papà salvate vostro figlio. Da voi stessi.

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Mamma e Papà salvate vostro figlio. Da voi stessi.
Tuo figlio non è un numero, si lo so, risponderai a mente leggendo queste parole, non ho bisogno che qualcuno mi ricordi queste banalità.
Eppure nelle scuole materne alla fine dell’anno scolastico iniziano le prime fortissime competizioni tra i genitori sui giudizi delle maestre.
Perché mio figlio non è eccezionale? Super performante ? Che avrebbe di diverso dal tuo ?
Il meglio arriva nella scuola elementare, 25 bambini, 24 di loro hanno tutti 10 in pagella, l’unico rimasto fuori magari ha interrotto la scuola a metà anno.
Ti convinci che tuo figlio è un genio, pubblichi su Facebook e social vari la pagella e vai strombazzando al mondo che se quel pargolo è un super dotato ci sarà un perché. Quel perché siamo (saremmo) noi.
Il bambino si convince di essere genio assoluto, non comprende che ad ogni soddisfazione – realizzazione nella vita c’è un pezzo importante con cui bisogna fare i conti e che si chiama: fatica e costanza.
Nelle scuole medie nascono i primi problemi, il genio non è poi così genio, almeno non in tutto, nascono i dissidi con i docenti che per la verità si sono già presentati in terza elementare,i genitori si sono chiesti il perché di quel nove, se il bambino prende 8 al primo quadrimestre cambiano classe o scuola.
Nelle superiori le competizioni dei genitori si sono trasferite nella testa dello studente, in classe c’è guerra fredda. In casa di certi voti non si può parlare come fosse un dramma, qualcosa di inconcepibile.
E invece di capire a questo punto come le nostre attitudini, la nostra vocazione prende forma, abbiamo introiettato fortemente e senza alcuna pietà che noi siamo un numero.
Se non raggiungiamo l’obiettivo numerico il dramma diventa familiare, può sfociare in guerre fratricide con gli insegnanti, in modo particolare nei licei, con i figli dei professionisti.
Il docente sta dando un voto al professionista non al figlio. E come si permette ?
Nei casi più gravi ci sono tutte una serie di patologie legate alla presa d’atto che non siamo super dotati intellettualmente e che abbiamo una vocazione nostra, personale, unica ed originale da scoprire e invece di farlo diventare un percorso meraviglioso in cui il giovane inizia veramente a sbocciare lo trasformiamo in un incubo.
Finiamo con l’università, siamo orami arresi al fatto che nostro figlio non è Piero Angela (anche il figlio va bene), cerchiamo nella cerchie degli amici qualcuno che abbia confidenza con il prof con cui mio figlio deve fare l’esame universitario e non chiediamo più la raccomandazione o la referenza ma chiediamo le domande che farà a nostro figlio.
Game Over.
Come farà quell’adulto a scoprire se stesso? Ad avere il coraggio di andare fino in fondo ? Affrontare le salite e le discese ardite della vita ? Attraversare la sofferenza e il dolore che nella vita non risparmia nessuno? A stare al fianco di un compagno di vita e condividere ?
Come affronterà la vita ?
Ma a questo ci hai mai pensato amico mio ?
Scuola

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